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Psicologo di Base: i vantaggi per i pazienti
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Pensiamo ad un paziente che va dal medico perché ha un disturbo psicosomatico, ad esempio una serie di sintomi riguardanti l’apparato gastro-intestinale.
Il medico gli fa fare una serie di esami per avere una diagnosi: ecografia, esami del sangue, esami delle feci, persino una colonscopia. Ma tutti gli esami non evidenziano alcuna alterazione, nonostante ciò i sintomi continuano a manifestarsi.
A questo punto il medico dice al paziente: “secondo me potrebbe trattarsi di sindrome del colon irritabile, un disturbo di origine psicosomatica, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicologo….”
Immaginiamo lo sconforto del paziente davanti a questa diagnosi: il medico non solo non gli ha dato una cura ma gli ha suggerito di rivolgersi ad un professionista della salute mentale. Questo può generare:
-rabbia e preoccupazione, perché il paziente non ha la speranza di risolvere a breve il suo problema ed alleviare i sintomi
-dubbi, perché non comprende il senso del disturbo psicosomatico
-ansia, in quanto lo agita il pensiero di dover cercare un altro professionista a cui rivolgersi e non sa come e dove trovarlo.
Se invece dopo la diagnosi il medico semplicemente dicesse al paziente: “Io non posso risolvere il suo problema, ma nello studio accanto al mio troverà un professionista in grado di aiutarla, lo trova oggi alle 15”.
Il paziente si sentirebbe molto probabilmente più accolto e sollevato e saprebbe che si può rivolgere ad una persona che si occupa proprio di problemi come il suo. Inoltre il fatto di essere indirizzato verso una persona precisa, piuttosto che ad una generica figura professionale garantisce una maggiore probabilità che il paziente colga questa occasione per farsi aiutare e affrontare un problema che magari lo affligge da tanto tempo.
Da non sottovalutare anche che in questo modo vengono meno tanti pregiudizi, ancora molto diffusi, sul fatto di andare da uno psicologo, e con essi lo stigma che spesso viene associato a questo tipo di problematiche e agli stessi pazienti.
Infatti molti pazienti che presentano disturbi psicologici si rivolgono al medico delle cure primarie: Bea e Tesar (2002) hanno riscontrato che più della metà dei disturbi mentali comuni sono trattati esclusivamente nell'ambito dei servizi di cure primarie (medico di base).
Rivolgersi al medico di base è infatti percepito come “più innocuo” rispetto al rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psichiatra, specie dai pazienti più anziani; un’altra ragione è che in Italia (così come in altri paesi) i costi d'accesso al medico di base sono nulli (per l’utente), mentre il ricorso a specialisti della salute mentale come psicologi o psichiatri richiede una spesa (anche nell’ambito dello stesso SSN).
Da una review di Coyne et al. (2002) è emerso che, nonostante il fatto che i pazienti con disturbi della sfera emotiva entrino maggiormente in contatto con i medici delle cure primarie (piuttosto che con i servizi di salute mentale), tali problemi vengono spesso non riconosciuti o trattati in modo inadeguato.
Inoltre sino ai 2/3 dei pazienti che presentano problemi che rientrano in una diagnosi di disturbo mentale, non riceveranno una diagnosi dal medico delle cure primarie (deGruy, 1996; Spitzer et al., 1994) e dunque, aggiungiamo, non potranno ricevere alcun trattamento.
Ecco perché spesso, in assenza di una diagnosi e di un adeguato trattamento, i pazienti che soffrono di disturbi mentali presentano una maggiore sintomatologia fisica (Katon et al., 1990; Kroenke et al. 1994) e utilizzano circa il doppio delle risorse sanitarie rispetto ai pazienti che non presentano psicopatologia (deGruy, 1994); nei pazienti con disturbo di somatizzazione l'utilizzo di tali risorse è addirittura nove volte maggiore rispetto alla media nazionale (Smith, 1994).
La presenza dello Psicologo accanto allo studio del medico di base dunque potrebbe aiutare a risolvere molti di questi problemi, con vantaggi sia per il paziente (che viene adeguatamente accolto e aiutato) che per il sistema sanitario nazionale (minori spese per visite specialistiche, esami, farmaci e minori contatti con lo stesso medico di base).
Dalla ricerca condotta negli ultimi 40 anni sugli effetti della cooperazione tra Medici e Psicologi nell’ambito delle cure primarie è infatti emerso che tale collaborazione:
- Riduce il ricorso a esami, visite specialistiche e uso di farmaci
- Riduce la frequenza delle ospedalizzazioni e dei tempi di ospedalizzazione
- Aumenta significativamente il benessere psicofisico dei pazienti (es.: riduzione del 34% della mortalità cardiaca e del 29% del numero degli infarti)
- Riduce il carico di lavoro del Medico di Base (del 48%) e i tempi di attesa dei pazienti
Oltre a ridurre le spese sanitarie, tale collaborazione sarebbe vantaggiosa anche per i pazienti, in quanto comporterebbe:
- Riduzione di tempo e denaro per visite e farmaci;
- Riduzione delle ospedalizzazioni e delle conseguenze psicologiche ad esse legate;
- Aumento della qualità della vita;
- Riduzione dei tempi di attesa dal medico di base.
Per un approfondimento sui vantaggi della presenza dello Psicologo di base per il sistema sanitario e per i medici di base rimandiamo ai relativi articoli.